giovedì 28 maggio 2009

"Daniela Dessì: un premio e un cruccio" (intervista a IL SECOLO XIX)


"Un grande riconoscimento, non solo in ambito italiano, ma internazionale, un premio che va a coronare una carriera musicale e artistica attualmente in un momento di massimo fulgore: il Premio "Abbiati" 2008 per i cantanti, riconoscimento che ogni anno la critica italiana assegna ai migliori artisti, società, spettacoli dell' anno, sarà consegnato domani al Teatro Donizetti di Bergamo al soprano genovese Daniela Dessì. Particolarmente lusinghiera è la motivazione, che sottolinea sia la bellezza della voce, che la tecnica che la sorregge, l' eccellenza interpretativa in personaggi del tardo Ottocento e primo Novecento italiano, ma anche in "Norma", un recente debutto, "sempre riportando il belcanto alle ragioni del dramma, senza nulla concedere all' edonismo e al mero sfoggio di bravura". Lei approva: "Parole molto belle e molto reali: io sono così, non ho mai fatto nulla per sfoggio istrionico. Oggi trionfano i fenomeni mediatici, ma i grandi artisti nascono solo dopo vent' anni di lavoro".
Nata a Genova,ma presto trasferitasi a Brescia con la famiglia, Daniela Dessì rivela doti vocali eccezionali già a 11 anni, scoperte dalla sua maestra, Carla Castellani. "Mi ha formato una salda base tecnica, una sicurezza per poter interpretare", dice, scansando i pericoli di una precocità vocale lasciata a se stessa: "Io avrei cantato Aida a 15 anni!". A 17, invece, giunge la smagliante vittoria al concorso Rai, che le apre le porte della carriera: Herbert von Karajan la vuole in un concerto.
Il debutto operistico avviene con il Teatro dell' Opera Giocosa di Savona, con "La serva padrona" di Pergolesi, addentrandosi in un repertorio settecentesco e barocco che avrebbe poi continuato a frequentare anche a Napoli, con Roberto De Simone; poi le opere romantiche, via via allargando i propri orizzonti musicali. Placido Domingo la vuole accanto a sé in "Otello" al Liceu di Barcellona, canta con i più grandi direttori -Abbado, Muti, Mehta, Kleiber- nei maggiori teatri di tutto il mondo, diventando una delle più acclamate interpreti della lirica internazionale. Lavora con grandi registi, in spettacoli memorabili. "Temo solo le regie ignoranti, che non rispettano il canto. E non mi presterei mai a regie, come ho visto sulla copertina di una rivista, con sederi nudi maschili esposti. Bene invece le regie moderne, anche "eccessive", purchè intelligenti. Ho lavorato con Carsen, con la Cavani: lì c' era un pensiero".
Grandi soddisfazioni, ma resta un cruccio. A Genova Daniela Dessì ha cantato davvero poco: nel 1995 per "Le nozze di Figaro" e nel 2001 nell' "Andrea Chénier". Un' assenza dovuta ai ritardi tipicamente italiani nella programmazione, ma non solo: "Non mi è stato mai proposto un progetto sulla mia persona, ma capisco le difficoltà di un teatro in crisi".
La speranza è che in futuro qualcosa si possa fare, anche in coppia con Fabio Armiliato, il tenore genovese con cui ha intrecciato un progetto non solo artistico. E, a domanda precisa su quale sia l' opera in cui questo coinvolgimento traspare con più evidenza, l' indicazione è per la "Francesca da Rimini" di Riccardo Zandonai. "Lì ci vuole un tenore con forte connotazione virile" scherza "ma soprattutto ci vuole un' intesa molto particolare: c'è molta sensualità, aleggia un erotismo palpabile e credo che noi lo possiamo comunicare meglio. E questo vale anche per la "Manon Lescaut" di Puccini".


W. Edwin Rosasco, "Il Secolo XIX"; 28/05/09

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