martedì 29 settembre 2009

"Canto per Renata e Jesi mi resta nel cuore" (intervista a Il Messaggero)


"Jesi-Una delle artiste italiane più importanti, famose e apprezzate dei nostri tempi: il soprano ligure Daniela Dessì (che inaugurerà giovedì sera alle ore 21:00 la Stagione Lirica del Teatro Pergolesi di Jesi con un concerto a fianco del tenore Fabio Armiliato, compagno dell’artista anche nella vita) è quello che si dice una vera primadonna. Artista versatile e completa, nella sua carriera trentennale, la Dessì ha affrontato moltissimi ruoli, distinguendosi proprio a Jesi in alcune rilevanti interpretazioni pergolesiane. «Ricordo Jesi con grandissimo affetto» ci ha detto «ed è una città cui mi sento molto legata: ho cantato a Jesi in tante belle produzioni pergolesiane come Il Flaminio, Adriano in Siria, ma anche lo Stabat Mater»
Pergolesi è un compositore cui è molto legata, quindi...
«Certamente. Credo che se avesse potuto vivere Pergolesi ci avrebbe riempito di capolavori perché basta ammirare quello che ci ha lasciato nei pochi anni in cui è vissuto: ha scritto cose veramente straordinarie, molto innovative musicalmente ma anche ricchissime di soddisfazione per il cantante, che si trova a eseguire pagine di splendida invenzione melodica»
Il concerto di giovedì sarà dedicato a Renata Tebaldi e anche il programma sembra pensato per omaggiare le opere cardine del repertorio della Tebaldi, che poi sono anche le stesse di Daniela Dessì e Fabio Armiliato...
«È vero - ride - ma al di là di questo abbiamo ritenuto doveroso inserire, in un omaggio pensato per un’artista di questo calibro, le incursioni nelle opere di cui la Tebaldi è stata una grandissima interprete, per cui abbiamo scelto Otello, Adriana Lecouvreur, Tosca, Andrea Chénier... tutto quello, insomma, in cui la sua interpretazione è stata grande»
Qual è stato il suo rapporto con la Tebaldi?
«Un rapporto magnifico, anche se limitato ai suoi ultimi anni di vita. Mi ricordo che mi telefonava spesso, dopo avermi sentito per radio in molti ruoli pucciniani, per farmi i complimenti e una volta mi scrisse anche una lettera: per me era un grandissimo sostegno e ne ho un ricordo stupendo»
Da Pergolesi a Puccini... la sua carriera ha coperto un repertorio molto ampio...
«Si è trattato di un’evoluzione naturale. Ho iniziato a studiare canto molto giovane e ho preferito far evolvere la voce con gradualità: ho iniziato quindi con il ‘700 e, pian piano, sono arrivata a Puccini e al Verismo. Affrontare questo repertorio con un bagaglio belcantistico alle spalle credo sia servito per un approccio che ho sempre cercato di rendere nella maniera più musicale e fedele allo spartito possibile»
Le piacerebbe affrontare anche Spontini, magari nella Vestale?
«Sì, mi piacerebbe moltissimo. Si tratta di un’opera stupenda, di grande impatto vocale e scenico, e amerei molto poterla cantare»
E se le proponessero di tornare a cantare Pergolesi oggi?
«Accetterei senza pensarci due volte. Sono sempre disposta a cantare quello che mi riporta indietro nel tempo e a Pergolesi, nonché a Jesi, ho legati ricordi meravigliosi e molto sereni»"
G. Cesaretti, Il Messaggero; 29 settembre 2009

mercoledì 16 settembre 2009

Ogni pensiero si scioglie in pianto! È pianto anche il desìo!

Dal nostro inviato Testa:
La diciannovesima edizione del Festival e Concorso Internazionale George Enescu ha aperto i battenti il 30 agosto scorso a Bucarest. Intestato al celebre musicista e didatta romeno del secolo scorso, questo storico Festival, è considerato un vero e proprio fiore all’occhiello ed orgoglio della capitale rumena e della Romania tutta.
Organizzato e curato dal Sovrintendente della Staatsoper di Vienna Ioan Hollender, questa manifestazione, può vantare un fitto programma caratterizzato da un centinaio di concerti che abbracciano vari generi musicali fra i quali la musica classica, musica jazz, opere e balletti che qui si alterneranno e protrarranno sino al prossimo 26 settembre.
Fra le proposte più interessanti nell’ambito operistico di questa diciannovesima edizione del festival, sicuramente spicca la presenza in cartellone della Coppia Lirica tutta italiana formata da Daniela Dessì e Fabio Armiliato. L’opera da loro qui interpretata è Manon Lescaut andata in scena i giorni 11 e 13 settembre per la regia di Anda Tabacaru sulle scene di Catalin Arbore e la coreografia di Mihai Babushka. La direzione musicale dell’opera è affidata a Keri-Lynn Wilson .
La presenza di questi 2 prestigiosi nomi nei ruoli principali dell’opera e ,a completamento del cast, di alcune promesse emergenti della scuola di canto rumena, rendono praticamente imperdibile questo appuntamento dato già da tempo “sold out” per tutti e due gli appuntamenti.
E i protagonisti assoluti dell’opera,non tradiscono le attese:
Daniela Dessì ha teatralmente di Manon Lescaut, tutta la passionalità, la drammaticità e a volte anche l’aspetto più frivolo, opportunista e superficiale che richiede il ruolo pucciniano soprattutto nel secondo atto.
Il suo canto è un autentico tributo celestiale a questa arte, dalla quale emerge un totale sfoggio di eleganza e colori musicali da far pensare e credere davvero impossibile trovare oggi, un’interprete migliore di lei in questo ruolo per presenza scenica e qualità vocale.
La voce è proiettata e sicura sia nelle note acute sia in quelle gravi con un particolare e calibrato uso dell’emissione che rende così il suo fraseggio quanto più credibile ed armonioso possibile.
Delinea con precisione tutti i tratti emotivi di Manon, da quelli più coinvolgenti dal punto di vista sentimentale (il riuscitissimo duetto con DesGrieux del secondo atto “Tu,Tu amore tu...” può essere preso qui ad esempio riassuntivo di questo aspetto) a quelli più drammatici, dove brilla per straordinarietà assoluta, nella sua magistrale interpretazione della nota aria del quarto quadro “Sola,perduta, abbandonata...”, resa a livelli decisamente insuperabili e nello straziante e coinvolgente finale dell’opera.
Il Cavaliere des Grieux è fra tutti i personaggi tenorili delle opere pucciniane, uno dei più difficili in assoluto per varietà di aspetti caratteriali e tessitura musicale, creati dal grande compositore toscano.
Fabio Armiliato convince ed entusiasma per la sua carica emotiva, presenza scenica e per l’accuratezza e la maturità del suo canto.
Nel primo atto cerca fin da subito di trovare il giusto equilibrio dinamico per permettere di dare alla sua emissione, rotondità e giusto volume ai suoni, calibrando così al meglio il suo importante materiale vocale di cui è saldamente in possesso.
Convince nell’aria cardine dello stesso “Donna non vidi mai...” per poi sfoderare nei successivi atti a lui più congeniali per qualità, fraseggio e registro acuto, un’interpretazione a livelli di assoluta eccellenza.
Dopo l’entusiasmante duetto del secondo atto, con la sua interpretazione di “Guardate, pazzo sono...” al termine del terzo atto, regala una vera e propria perla della sua straordinaria arte, capace di emozionare e coinvolgere, che rimarrà a lungo impressa nella memoria del pubblico presente. Sfodera infine nell’ultimo atto una coinvolgente drammaticità a servizio di una voce ancora fresca nonostante le immense risorse energetiche profuse in tutto l’arco dell’opera.
Davvero ottima soprattutto in prospettiva futura è stata la prova del giovane Ionut Pascu qui nei panni di Lescaut. Pur non essendo il timbro la caratteristica migliore di questo baritono e ancora un poco acerba la sua tecnica vocale, convince in tutta l’opera per resa scenica del personaggio e per l’ampiezza di cui sono dotati i suoni emessi e ancora per una ricerca di colori e gradevole musicalità.
Non pare invece all’altezza della situazione il Geronte rappresentato da Mihnea Lamatic ,troppo spesso impreciso nell’emissione dei suoni e dotato di una certa staticità scenica quasi imbarazzante.Daccordo che Geronte non deve essere un esempio di dinamismo assoluto in questa opera ma un pochino più di “verve” forse avrebbe giovato al personaggio rendendolo almeno più credibile.
Mediocri i comprimari tutti.Nessuno di loro è parso brillare di luce propria e quindi meritevole di attenzione particolare.
Complessivamente buona la prova del coro e dell’orchestra dell’Opera Nazionale Rumena qui ottimamente diretta da Keri Lynn Wilson la quale ha il merito di dare la giusta resa musicale in termine di volume e di tempi all’orchestra.
I protagonisti si muovono all’interno di uno scenario costituito da un arredamento in stile moderno dove prevalgono le tinte forti e sgargianti quali il rosso e l’oro, qui adagiate su sfondi talvolta bianchi e talvolta neri e cupi.Un esperimento sicuramente audace e pretenzioso che se da un lato ha il merito di rendere a suo modo “movimentata” la scena, almeno nei primi 3 atti, purtroppo mal si addice alle vere e varie tematiche dell’opera, facendo poi cadere tutto il possibile discorso intrapreso a livello di idea, con il penoso scenario del 4’atto.
A fine recita,Standing Ovation per i due protagonisti da parte di un pubblico partecipe e competente e grande successo anche per il direttore d'orchestra per una serata che, a detta delle autorità locali e dei molti illustri ospiti presenti, resterà nella storia dell'opera di Bucarest.



11 settembre 2009
Bucaresti, Opera Nationala
MANON LESCAUT

personaggi e interpreti:
Manon Lescaut - DANIELA DESSI
Lescaut - IONUT PASCU
Des Grieux - FABIO ARMILIATO
Geronte - MIHNEA LAMATIC
Edmondo - MIHAI LAZAR
Innkeeper - VASILE CHISIU
Dancing Master - VALENTIN RACOVEANU
Singer - MARIA JINGA
Sergeant - DANIEL FILIPESCU
Lamplighter - LUCIAN CORCHIS
Naval captain - RADU PINTILIE

Conductor of the choir: STELIAN OLARU
Conductor: KERI – LYNN WILSON
Director: ANDA TABACARU-HOGEA
Lights and sets: CATALIN I. ARBORE
Coreography: MIHAI BABUSHKA

Orchestra and choir of the Bucharest National Opera


Qualche video:
- "Gentile damigella... Donna non vidi mai..."
- "In quelle trine morbide..."
- "Dunque questa lettiga? Tu, tu, amore? Tu?"
- "Sola, perduta, abbandonata..."

mercoledì 9 settembre 2009

"FESTIVAL VERDI - Parma e il suo Maestro"

Ecco l'articolo uscito sulla rivista il Mese Parma magazine di Settembre:
Il Teatro Regio di Parma rinnova anche in questo diffi cile momento di crisi il colossale impegno produttivo e artistico del Festival Verdi, che quest’anno parte da Busseto con l’anteprima di “Messa da Requiem” diretta da Yuri Temirkanov. Inoltre, accanto al ricco programma parmigiano che comprende le produzioni de “I due Foscari” e “Nabucco”, nella piccola città verdiana si assisterà a un ciclo di recital e concerti che avrà per protagonisti le più acclamate star del belcanto della scena internazionale.

Aprono Amarilli Nizza e Roberto Frontali, in procinto di condividere una serie di progetti discografici e teatrali, con un recital di arie e duetti verdiani. “Sono grandi l’emozione e la gioia di tornare in un posto magico dove lo spirito di Verdi è vivo e presente in ogni angolo” ci ha detto il soprano milanese. “Sono molto legata alle terre emiliane e il calore manifestato dal pubblico di Parma è sempre nel mio cuore. Il premio Tosi assegnatomi a Parma Lirica per Tosca nel 2002 è stato per me un grandissimo onore, così come l’affetto del Club dei 27 e sarebbe bellissimo poter calcare nuovamente le scene del Teatro Regio”.
Il cartellone prosegue con un quartetto di eccezionali solisti – Micaela Carosi, Veronica Simeoni, Vincenzo La Scola e Simone Piazzola – impegnati in un concerto diretto da Antonello Allemandi, con i recital di Bruno de Simone e Andrea Rost, un concerto dell’Orchestra del Teatro Regio guidata da Matteo Beltrami ad accompagnare Chiara Taigi e Massimiliano Pisapia, e un recital del tenore Saimir Pirgu.
A Busseto sono attesi anche Daniela Dessì in duo con Fabio Armiliato, la coppia più amata dai melomani di tutto il mondo. “Ritornare nelle Terre di Verdi è sempre una grande gioia” ci ha detto il celebre soprano. “Busseto è una città che ha per me un’importanza enorme. Da ragazzina vi andavo in pellegrinaggio per respirarne l’aria intrisa di atmosfere verdiane e cercare energia per crescere artisticamente e sognavo di diventare una grande artista per poter cantare tutti i più grandi capolavori della storia dell’opera italiana. Sarà una grande emozione condividere, con coloro che assisteranno all’evento, la forte emozione che scaturirà nell’interpretare le note dei grandi capolavori verdiani, per la mia prima volta a Busseto in veste di cantante. Spero anche che questa opportunità possa creare le premesse per una ripresa di collaborazione con il Festival Verdi, dal quale mi sento di non poter mancare per la sempre più crescente presenza di opere verdiane nella mia carriera. Verdi è una grande scuola di canto e tornare a questo repertorio signifi ca per me, ogni volta, ripristinare un equilibrio vocale e stilistico ancora più tecnico”.
Fabio Armiliato, che a Busseto ha già eseguito una recita de "Il trovatore" nel 2002, è entusiasta di tornare nella “città permeata dalla personalità di Verdi e dalle sue creazioni. L’anno scorso, debuttando a Montecarlo “La forza del destino”, ho avuto un irresistibile richiamo verso il canto verdiano. Dopo tanti anni di frequentazione dei ruoli pucciniani e di attenzione verso il repertorio verista, mi sono reso conto di quanto avessi bisogno di ritornare a Verdi. Ho anche avuto la possibilità di studiare lo spartito con il M. Bergonzi, che mi è stato di preziosissimo aiuto, e ho riscosso davvero un grande successo. Ho avuto anche l’opportunità di riprendere il ruolo di Radames in Arena di Verona e mi sono trovato ad affrontarlo con una vocalità più matura e consapevole. Ho quindi dedotto, attraverso queste esperienze, che la scrittura verdiana oggi, nel momento della mia maturità artistica, mi sta veramente aiutando a trovare un maggior equilibrio tra tecnica vocale ed espressività. Da qui la grande soddisfazione di poter eseguire a Busseto un recital e di tornare al Festival Verdi, accompagnato dalla crescente voglia di eseguire di più in futuro opere dello straordinario repertorio verdiano. In effetti il mio futuro mi vede impegnato ancora ne “La forza del destino” a Vienna, Liegi, Barcellona e Siviglia, in Un ballo in maschera a Montecarlo, ne Il trovatore a Verona e Liegi, ne Il corsaro a Bilbao, in Don Carlo a Palermo e finalmente il mio debutto in Otello a Liegi. A Busseto eseguiremo sicuramente un programma verdiano” conclude il tenore. “Speriamo di trovare qualche brano che possa sorprendere e soddisfare il pubblico, ma desideriamo soprattutto mostrare e trasmettere a tutti il nostro amore e la nostra passione per questo splendido repertorio”.
William Fratti

domenica 6 settembre 2009

D'aragonese vergine scendeami voce al core...

Dal nostro Jimmy, inviato a Zurigo:
Dopo il fiasco veneziano dei "Lombardi alla prima crociata", insuccesso probabilmente inaspettato visto il vero e proprio trionfo alla prima scaligera del gennaio dello stesso anno, in Verdi matura la consapevolezza della necessità di una decisa virata artistica. Il soggetto per la nuova opera, biglietto da visita per il pubblico della Fenice, viene scelto con cura estrema: scartati (ma solo per ora…) "I due foscari" e "Il Corsaro", comincia a vagheggiare l’idea di mettere in musica quel Re Lear che diverrà poi ossessione per tutta la vita. Quando finalmente il conte Mocenigo, presidente del Teatro veneziano, gli propone di mettere in musica quell’"Hernani" di Victor Hugo, vero e proprio manifesto del teatro romantico che aveva già attratto il genio di Vincenzo Bellini, Verdi ne è letteralmente entusiasta. Scelto come librettista quell’abile e paziente Francesco Maria Piave che diverrà poi fido collaboratore per tanti capolavori, placate le richieste del soprano Sophie Joanna Loewe (Elvira) che pretendeva che l’opera finisse con un rondò tutto per lei in luogo dello splendido terzetto e aggirate le noie della censura che non vedeva certo di buon occhio la messa in scena di una congiura, che mal sopportava la presenza di parole come “sangue” e “vendetta” e che suggeriva di ribattezzare l’opera "L’onor castigliano" o "Il bandito", il 9 marzo 1844 Ernani infine andò in scena. Non fu certo una prima particolarmente fortunata, come ci racconta lo stesso Verdi: “Guasco (Ernani) era senza voce ed aveva una raucedine che faceva spavento. E’ impossibile stonare più di quello che fece ier sera la Lowe”. Nonostante questo però il successo dell’opera crebbe di recita in recita, attraversando le consacrazioni di Vienna e Parigi dell’anno seguente, e giungendo fino a noi con tutto il suo irresistibile fascino di meravigliosa opera di transizione...
Ed eccoci quindi giunti tanti anni dopo ai nostri giorni e più precisamente a Zurigo dove all’Opernaus va in scena l’"Ernani" verdiano come prima opera di repertorio della nuova stagione visto che la stessa, si era aperta con un trittico di balletti e un’opera sconosciuta ai più firmata Salieri dal titolo La Grotta di Trofonio, rappresentata però al Teatro di Winthertur.
Nel gremito teatro di Zurigo, l’"Ernani" proposto si presenta visivamente nella veste sempre gradevole della collaudata produzione scenica di Dante Ferretti,gli eleganti costumi di Gabriella Pescucci e la composta regia di Grisha Asagaroff.
Nel cast spicca per bravura e bellezza l’Elvira di Daniela Dessì: una presenza scenica che finalmente rende almeno più credibile la debole trama del dramma di Hugo, giustificando quindi la battaglia fra i tre pretendenti maschili per conquistare il cuore di questa affascinante eroina.
La difficile aria e la cabaletta iniziali sono risolte dal soprano genovese con grande classe e con una ricchezza di colori e di accenti davvero straordinaria, facendole sembrare persino facili all’ascolto. L’emissione è sempre ben controllata nella costante ricerca delle sonorità più adeguate e la voce risulta quindi sempre ben proiettata in tutta la gamma con acuti facili e note gravi ben timbrate ma mai esagerate. Una prestazione la sua davvero di riferimento, per uno dei ruoli verdiani più difficili e ingrati e accolta dal pubblico da calorosi applausi a scena aperta e da una meritata ovazione finale.
Luci e ombre per quanto riguarda invece il versante maschile del cast: Thomas Hampson è cantante che fa del fraseggio e della musicalità la sua carta vincente, unito ad una presenza scenica impressionante che rendono alla figura di Carlo tutta la sua eleganza e regalità. La voce a volte manca del “mordente” necessario per rendere alcune frasi tipicamente verdiane più incisive (“Lo vedremo o veglio audace”) o eccede a volte un poco nello stimbrare l’emissione per cercare un colore adeguato (“Vieni meco sol di rose”). Risolve però al meglio l’aria del terzo atto e il concertato finale, meritandosi un successo di pubblico davvero notevole.
Carlo Colombara è cantante intelligente e nel suo canto emerge la proprietà di accento, sicuramente frutto di un approfondimento stilistico. Un po’ meno valido il suo approfondimento vocale caratterizzato dalla tendenza a gravare un po’ troppo il registro centrale, a discapito della morbidezza timbrica, ma soprattutto l’emissione delle note acute che risultano leggermente “indietro” rispetto al resto della voce. Una prestazione comunque nel complesso sicuramente buona.
Chi si ricorda Salvatore Licitra come la grande promessa tenorile di qualche anno fa, resta davvero sconcertato dal cambiamento avvenuto in così pochi anni. Il tenore siciliano, che debuttava nel ruolo del bandito Ernani, sembra lottare tutta la sera con se stesso e con le note da emettere: il suo canto è piatto e stimbrato, con un volume incontrollato e costantemente esasperato verso il forte in tutta l’emissione. Questa impostazione vocale, non gli consente quindi di poter legare i suoni e gli acuti sono di conseguenza lanciati a gola spiegata, apparentemente senza un minimo accenno ad un tentativo di cercarne bellezza, qualità o colore attraverso una tecnica educata. L’interprete risulta purtroppo anche inerte e probabilmente troppo condizionato dai problemi vocali: la sua gesticolazione tutta a scatti e pose, accompagnato da un atteggiamento eccessivamente da smargiasso, non hanno nulla a che vedere con l’elegante duca Giovanni d’Aragona che si cela sotto le spoglie del bandito Ernani. Per lui tiepidi applausi di convenienza, a ricordo forse dei suoi trascorsi e nella speranza di una profonda riflessione dopo questa ennesima deludente prestazione.
Davvero maiuscola la direzione di Nello Santi che ha offerto una lettura del capolavoro verdiano caratterizzata dalla perfetta scelta dei tempi, degli accenti e delle dinamiche, sempre al servizio dei cantanti senza mai perdere di personalità interpretativa.
Bene il coro soprattutto nel celebre “Si ridesti il Leon di Castiglia” davvero emozionante e l’orchestra che ha dato sicuramente una fra le sue migliori prestazione, come già menzionato, sotto l’esperta bacchetta del maestro Santi.
Alla fine trionfo per la Dessì e per il “Divo locale” Hampson e successo in generale per lo spettacolo, con il rammarico di serata in cui è davvero mancato il protagonista del titolo.

4 settembre 2009
Opernhaus, Zürich

ERNANI
Giuseppe Verdi

personaggi e interpreti:
ERNANI: Salvatore Licitra
ELVIRA: Daniela Dessì
DON CARLO: Thomas Hampson
DON RUY GOMEZ DE SILVA: Carlo Colombara
GIOVANNA: Huiling Zhu
DON RICCARDO: Miroslav Christof
JAGO: Giuseppe Scorsin

direttore: Nello Santi

regia: Grischa Asagaroff