Dopo il fiasco veneziano dei "Lombardi alla prima crociata", insuccesso probabilmente inaspettato visto il vero e proprio trionfo alla prima scaligera del gennaio dello stesso anno, in Verdi matura la consapevolezza della necessità di una decisa virata artistica. Il soggetto per la nuova opera, biglietto da visita per il pubblico della Fenice, viene scelto con cura estrema: scartati (ma solo per ora…) "I due foscari" e "Il Corsaro", comincia a vagheggiare l’idea di mettere in musica quel Re Lear che diverrà poi ossessione per tutta la vita. Quando finalmente il conte Mocenigo, presidente del Teatro veneziano, gli propone di mettere in musica quell’"Hernani" di Victor Hugo, vero e proprio manifesto del teatro romantico che aveva già attratto il genio di Vincenzo Bellini, Verdi ne è letteralmente entusiasta. Scelto come librettista quell’abile e paziente Francesco Maria Piave che diverrà poi fido collaboratore per tanti capolavori, placate le richieste del soprano Sophie Joanna Loewe (Elvira) che pretendeva che l’opera finisse con un rondò tutto per lei in luogo dello splendido terzetto e aggirate le noie della censura che non vedeva certo di buon occhio la messa in scena di una congiura, che mal sopportava la presenza di parole come “sangue” e “vendetta” e che suggeriva di ribattezzare l’opera "L’onor castigliano" o "Il bandito", il 9 marzo 1844 Ernani infine andò in scena. Non fu certo una prima particolarmente fortunata, come ci racconta lo stesso Verdi: “Guasco (Ernani) era senza voce ed aveva una raucedine che faceva spavento. E’ impossibile stonare più di quello che fece ier sera la Lowe”. Nonostante questo però il successo dell’opera crebbe di recita in recita, attraversando le consacrazioni di Vienna e Parigi dell’anno seguente, e giungendo fino a noi con tutto il suo irresistibile fascino di meravigliosa opera di transizione...
Ed eccoci quindi giunti tanti anni dopo ai nostri giorni e più precisamente a Zurigo dove all’Opernaus va in scena l’"Ernani" verdiano come prima opera di repertorio della nuova stagione visto che la stessa, si era aperta con un trittico di balletti e un’opera sconosciuta ai più firmata Salieri dal titolo La Grotta di Trofonio, rappresentata però al Teatro di Winthertur.
Nel gremito teatro di Zurigo, l’"Ernani" proposto si presenta visivamente nella veste sempre gradevole della collaudata produzione scenica di Dante Ferretti,gli eleganti costumi di Gabriella Pescucci e la composta regia di Grisha Asagaroff.
Nel cast spicca per bravura e bellezza l’Elvira di Daniela Dessì: una presenza scenica che finalmente rende almeno più credibile la debole trama del dramma di Hugo, giustificando quindi la battaglia fra i tre pretendenti maschili per conquistare il cuore di questa affascinante eroina.
La difficile aria e la cabaletta iniziali sono risolte dal soprano genovese con grande classe e con una ricchezza di colori e di accenti davvero straordinaria, facendole sembrare persino facili all’ascolto. L’emissione è sempre ben controllata nella costante ricerca delle sonorità più adeguate e la voce risulta quindi sempre ben proiettata in tutta la gamma con acuti facili e note gravi ben timbrate ma mai esagerate. Una prestazione la sua davvero di riferimento, per uno dei ruoli verdiani più difficili e ingrati e accolta dal pubblico da calorosi applausi a scena aperta e da una meritata ovazione finale.
Luci e ombre per quanto riguarda invece il versante maschile del cast: Thomas Hampson è cantante che fa del fraseggio e della musicalità la sua carta vincente, unito ad una presenza scenica impressionante che rendono alla figura di Carlo tutta la sua eleganza e regalità. La voce a volte manca del “mordente” necessario per rendere alcune frasi tipicamente verdiane più incisive (“Lo vedremo o veglio audace”) o eccede a volte un poco nello stimbrare l’emissione per cercare un colore adeguato (“Vieni meco sol di rose”). Risolve però al meglio l’aria del terzo atto e il concertato finale, meritandosi un successo di pubblico davvero notevole.
Carlo Colombara è cantante intelligente e nel suo canto emerge la proprietà di accento, sicuramente frutto di un approfondimento stilistico. Un po’ meno valido il suo approfondimento vocale caratterizzato dalla tendenza a gravare un po’ troppo il registro centrale, a discapito della morbidezza timbrica, ma soprattutto l’emissione delle note acute che risultano leggermente “indietro” rispetto al resto della voce. Una prestazione comunque nel complesso sicuramente buona.
Chi si ricorda Salvatore Licitra come la grande promessa tenorile di qualche anno fa, resta davvero sconcertato dal cambiamento avvenuto in così pochi anni. Il tenore siciliano, che debuttava nel ruolo del bandito Ernani, sembra lottare tutta la sera con se stesso e con le note da emettere: il suo canto è piatto e stimbrato, con un volume incontrollato e costantemente esasperato verso il forte in tutta l’emissione. Questa impostazione vocale, non gli consente quindi di poter legare i suoni e gli acuti sono di conseguenza lanciati a gola spiegata, apparentemente senza un minimo accenno ad un tentativo di cercarne bellezza, qualità o colore attraverso una tecnica educata. L’interprete risulta purtroppo anche inerte e probabilmente troppo condizionato dai problemi vocali: la sua gesticolazione tutta a scatti e pose, accompagnato da un atteggiamento eccessivamente da smargiasso, non hanno nulla a che vedere con l’elegante duca Giovanni d’Aragona che si cela sotto le spoglie del bandito Ernani. Per lui tiepidi applausi di convenienza, a ricordo forse dei suoi trascorsi e nella speranza di una profonda riflessione dopo questa ennesima deludente prestazione.
Davvero maiuscola la direzione di Nello Santi che ha offerto una lettura del capolavoro verdiano caratterizzata dalla perfetta scelta dei tempi, degli accenti e delle dinamiche, sempre al servizio dei cantanti senza mai perdere di personalità interpretativa.
Bene il coro soprattutto nel celebre “Si ridesti il Leon di Castiglia” davvero emozionante e l’orchestra che ha dato sicuramente una fra le sue migliori prestazione, come già menzionato, sotto l’esperta bacchetta del maestro Santi.
Alla fine trionfo per la Dessì e per il “Divo locale” Hampson e successo in generale per lo spettacolo, con il rammarico di serata in cui è davvero mancato il protagonista del titolo.
4 settembre 2009
Opernhaus, Zürich
ERNANI
Giuseppe Verdi
personaggi e interpreti:
ERNANI: Salvatore Licitra
ELVIRA: Daniela Dessì
DON CARLO: Thomas Hampson
DON RUY GOMEZ DE SILVA: Carlo Colombara
GIOVANNA: Huiling Zhu
DON RICCARDO: Miroslav Christof
JAGO: Giuseppe Scorsin
direttore: Nello Santi
regia: Grischa Asagaroff
domenica 6 settembre 2009
D'aragonese vergine scendeami voce al core...
Dal nostro Jimmy, inviato a Zurigo:
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