lunedì 20 luglio 2009

"Lirico, per l' Aida due grandi donne" (da L' UNIONE SARDA)


"Forse è inevitabile: il tempo che passa cambia i gusti e anche le abitudini. Appena sei anni fa il Comunale salutava con una incondizionata ovazione l' Aida allestita dal Teatro Lirico di Cagliari con la regia di Stephen Medcalf. La stessa a cui, venerdì sera, il pubblico della loggia ha lanciato un bel po' di "buu" e di "buffoni". Certo, allora sul podio, a dirigere l'orchestra e il coro del Teatro, c'era Lorin Maazel, a prospettare una collaborazione stabile con la città, reduce dai trionfali concerti con la New York Philharmonic, e l'entusiasmo per la musica azzittiva ogni perplessità per la regia. Ma di fatto anche questa riedizione dell' Aida di Verdi diretta da Asher Fisch è musicalmente pregevole, con una compagnia di canto di prim'ordine e Daniela Dessì che interpreta Aida ai massimi livelli.
A esser cambiato è allora più probabilmente l'atteggiamento del pubblico della "prima" che ora manifesta rumorosamente ciò che prima preferiva affidare a un educato e gelido distacco.
Resta il fatto che questa non è proprio l' Aida che ti aspetti. Niente palme, piramidi o elefanti. Nessuna magniloquenza da grand-opéra. Il faraone veste gli abiti di Ismail Pascià e il sacerdote è una sorta di ajatollah. Con tutti gli stravolgimenti e le incongruenze che i cambiamenti di luogo e tempo comportano per il capolavoro di Verdi. Che da kolossal indiscusso della lirica italiana si trasforma in dramma intimo, dove campeggiano sottigliezze psicologiche e messaggi sociali distanti dall'epoca risorgimentale. Operazione che può avere i suoi pregi, e anche del fascino, ma che poi lascia orfani di quel must che è la marcia trionfale, tradendo la più radicata e attesa delle aspettative. Per chi resiste a tutto questo, c'è il piacere di assistere a un'opera che resta bella a dispetto di tutto. Che a più di cent'anni dalla prima, conquista con le sue arie, i cori, la forza dei personaggi.
Era la vigilia di Natale del 1871 quando andò in scena per la prima volta al teatro dell'opera del Cairo. In quattro atti su libretto di Antonio Ghislanzoni, fu subito amata da tutti. Per quell'apparente "facilità" del linguaggio musicale, che poggia invece su una robusta strumentazione, l'uso di cromatismi, la contrapposizione di motivi tematici. Per quel suo groviglio di passioni e di conflitti che Verdi dipana con lucidità fondendo stili eterogenei, con abilità e leggerezza, creando un dramma musicale vivido e incisivo.
Aida, Amneris, Radames, Amonasro, Ramfis: Verdi chiede voci eccezionali in tutti ruoli. E la compagnia di canto dell'allestimento cagliaritano non delude nessuno. Daniela Dessì ha un'espressività e un colore unico. L'eleganza dello stile, la rotondità del timbro, il fraseggio morbido e flessuoso, fanno della sua interpretazione un evento da ricordare. Walter Fraccaro è quello di sempre. E anche se il suo Radamès non è delineato appieno nel carattere, ha voce, tecnica e padronanza di suono. Irina Mishura affida a una voce intensa e modulata le ragioni dell'amore di Amneris, mentre Rafal Siwek dà toni gravi e convincenti al re. Angelo Veccia è un Amonasro autorevole e coerente con la figura del re etiope, vinto ma fiero, e Riccardo Zanellato dà sonorità vigorose a Ramfis, il gran sacerdote, con una nota di merito anche per il ruolo di contorno del messaggero di Gianluca Floris.
Asher Fisch ha diretto un' Aida con fraseggi ad arte e momenti di bel suono. In sostanza riprende quella che era già stata l'impostazione di Maazel: fa risaltare ricercatezze e melodie, adattando la musica, nel volume di suono come nei portamenti, all'essenzialità delle scene. Mentre l'orchestra, così come il coro, si concentra sulle indicazioni del direttore.
Alla fine, archiviati i contrasti, applausi per tutti: timidi e con qualche dissenso per la regia, convinti per la direzione e i cantanti, trascinanti ed entusiasti per Aida - Daniela Dessì, signora della serata.
"
Greca Piras, L' UNIONE SARDA; 19 luglio 2009

1 commento:

Testa ha detto...

Davvero impareggiabile Daniela!!!