"Se si va a teatro per opere e concerti, si dovrebbe riuscire a fissare, ogni volta, qualcosa in più dell’emozione: verificare se esiste il segno - o il disegno - di un’interpretazione; capire quando oltre all’attimo di esaltazione (se c'è) sopravvive qualcosa che resta: di solito l’arte è lì.
Questa possibilità viene da tempo offerta al pubblico dal soprano Daniela Dessì e dal tenore Fabio Armiliato. Quando si ha in sorte di ascoltarli - come è avvenuto l’altro ieri al Teatro Verdi di Busseto - ci si accorge che tecnica, stile, qualità vocali sono sì la base imprescindibile per un’interpretazione convincente, ma non sono l’asettico strumentario a cui essi si affidano per cantare.
Daniela Dessì e Fabio Armiliato hanno saputo andare oltre: si avverte in loro una tensione permanente e felice per caricare di senso - che non è semplicemente «effetto» - la parola scenica; ogni respiro, ogni pausa, si associano a una precisa responsabilità musicale; ogni sillaba si sposa alla nota con piena consapevolezza di non dover essere subordinata al «recitare» (cioè di non oggettivare una finzione), ma di dover «esistere» in quanto musica e dramma insieme: verità, in fondo. Concerto finale del Festival Verdi a Busseto: Daniela Dessì e Fabio Armiliato hanno interpretato arie e duetti da I Masnadieri, Macbeth, La forza del destino, Don Carlo, Otello, Aida. Valida, poi, l’idea di proporre trascrizioni cameristiche da Aida e Trovatore con Marco Boemi (pianoforte) Francesco Dessy (violoncello) e Felice Clemente (clarinetto). Armiliato ha sviluppato negli anni un’inattaccabile coerenza psicologica e drammatica - fatta di voce, musica e nessuno sconto su se stesso - per restituire con intensità e dettaglio il profilo di personaggi come Carlo Moor, Alvaro, Don Carlo. Un Armiliato struggente - a Busseto - in «Di ladroni attorniato» dai Masnadieri; elegiaco e afflitto in «O tu che in seno agli angeli» dalla Forza del destino; amaro e sincero - senza beceri retaggi emulativi - in «Dio, mi potevi scagliar» da Otello. Daniela Dessì: quella voce screziata di miele e diamante, quell'aristocratica naturalezza nel cantare come se il soffio perverso di Lady Macbeth o la purezza di Desdemona ti sfiorassero i capelli. Eccola dunque inedita e superlativa nell’aria «La luce langue» dal Macbeth, sospesa fra cupi dubbi e inique speranze. E ancora splendida in «Ritorna vincitor» (Aida), «Pace mio Dio!» (Forza del destino), destrieri sui quali da sempre cavalca divina. Acclamati i duetti «Io vengo a domandar grazia» (Don Carlo), «La fatal pietra» (Aida), «Dio ti giocondi o sposo» (Otello). Teatro gremito, serata febbrile di applausi, ovazioni e bis dalla Traviata. Giusto ciel, ecco che ci voleva a Busseto: la Dessì e Armiliato!"
Elena Formica, Gazzetta di Parma
venerdì 30 ottobre 2009
giovedì 29 ottobre 2009
E avanti a Loro applaudiva tutta Vienna...
Guardare l'aprirsi del sipario della Wiener Staatsoper è un po' come attraversare lo specchio di Alice, si viene trasportati in un'altra dimensione. O meglio ancora, è come fare un salto indietro di mezzo secolo, quando alla regia d'opera altro non si chiedeva che una rassicurante illustrazione delle indicazioni sceniche del libretto. Molto tempo è passato da allora e oggi, grazie a vere e proprie rivoluzioni registiche compiute, a più livelli, prima nel teatro di prosa e poi in quello lirico, la funzione visiva dello spettacolo è passata ad avere un ruolo totalmente attivo nell'interpretazione dell'Opera, un po' come avviene per il canto e la direzione ma (ovviamente) con maggiori margini di libertà. In questa produzione, creata nel 1958 per una leggendaria Tosca con Renata Tebaldi sotto la bacchetta dell'immortale Herbert von Karajan e che porta la firma della ballerina-coreografa Margarethe Wallmann (mentre i bellissimi costumi così come i cupi fondali sono di Nicola Benois), c'è la Maddalena, c'è il canapè nello studio di Scarpia, ci sono i candelabri, c'è l'enorme Arcangelo Michele nel terzo atto. Non manca nulla insomma.
Altrettanto completa è la parte musicale dello spettacolo, a cominciare da una Daniela Dessì in forma smagliante che ci conferma ancora una volta l'indissolubile legame con l'Eroina pucciniana. Già dal primo atto colpiscono la morbida dolcezza donata al duetto con Mario ma anche la dolorosa tristezza dell' "Ed io venivo a lui tutta dogliosa"; negli atti successivi è il versante drammatico a farla da padrone grazie alla prorompente teatralità dell'attrice sempre però al servizio della partitura pucciniana. Interpretazione magistrale insomma, coronata da un "Vissi d'arte", gioiello nel gioiello, di sfavillante emozione.
Prendete un'abbondante manciata di acuti sfavillanti (il "Vittoria!" era in questo senso elettrizzante), una ricca dose di mezzevoci di qualità sopraffina e accostatele ad un physique du role che più idoneo non si potrebbe: ecco il Mario Cavaradossi di Fabio Armiliato. Anche per il tenore genovese è una prova maiuscola, in cui svetta la ricerca di dinamiche espressive sempre varie ed inedite: citiamo, per quanto rigurda questa recita viennese, la lunga serie di pianissimi nel duetto del terzo atto atto, sfumato, anche grazie al dilatarsi dei tempi orchestrali, in una delicata visione quasi onirica. Abbiamo citato l'orchestra e prendiamo qui la palla al balzo per elogiare l'Orchestra della Wiener Staatsoper che, sotto la diligente bacchetta di Keri-Lynn Wilson, realizzano una bellissima prova, in cui le sonorità sono sì ampie ed impetuose, ma mai arrivano a coprire il canto.
Il resto del cast si dibatteva tra la sufficienza e la mediocrità, a cominciare dallo Scarpia di Egils Siliņš, dotato sì di bella voce, ma che (debuttante nel ruolo in questo teatro) fatica perfino a ricordare la parte.
La bella serata si è conclusa in trionfo, tra le standing ovation del pignolo pubblico viennese ed il lancio di fiori alle due star italiane.
17 ottobre 2009
Wiener Staatsoper
TOSCA
dirigentin: Keri-Lynn Wilson
inszenierung: Margarethe Wallmann
buhnebild und kostume: Nicola Benois
FLORIA TOSCA: Daniela Dessì
MARIO CAVARADOSSI: Fabio Armiliato
IL BARONE SCARPIA: Egils Siliņš
CESARE ANGELOTTI: Marcus Pelz
Orchester der Wiener Staatsoper
Qualche video:
- "E qual via scegliete..."
- "Floria... Vittoria!"
- "Oh dolci mani..."
mercoledì 28 ottobre 2009
"Di sua voce il mistero l'anima mi colpì... certo quando è sincer l'amor parla così..."
Dal nostro inviato Testa: "Dopo lo splendido concerto per il 150°anniversario della nascita di Giacomo Puccini dello scorso 27 dicembre, Daniela Dessì e Fabio Armiliato ritornano nel bellissimo Teatro Madlenianum di Belgrado per l'inaugurazione ufficiale della nuova stagione e lo fanno questa volta con una delle opere più celebrate del grande compositore toscano: Madama Butterfly.
Un vero e proprio "battage" di grande livello mediatico anticipa così questa attesissima ed unica recita di Gala del 5 ottobre dove le due stelle della lirica italiana vengono presentate ed attese come grandi protagonisti assoluti all'interno di questa stagione. Altro motivo d'interesse e curiosità oltre all'aspetto canoro già garantito in pieno da questi due grandi artisti, arriva dall'allestimento di questa Butterfly realizzato dal regista e coreografo Dejan Miladinovic. Il design scenico e l'impostazione grafica della scena presentata, trasporta questa opera pucciniana addirittura all'interno di un videogioco con tanto di scelta in video (presente con fondali virtuali e vari loghi e immagini di windows per tutta la durata dell'opera) dei protagonisti all'inizio, e con gli atti che si susseguono, qui tramutati in "livelli da completare" sino allo scontato "game over" finale. Scelta a dir poco bizzarra che se in parte servirebbe a giustificare tutte le trovate e le improbabilità disseminate all'interno dell'opera pucciniana trasposta appunto in un videogame (di cui però in vero non se coglie lo scopo finale) dall'altra parte riesce solo nell'intento di sconvolgere il tradizionale scenario giapponese fatto di porte a soffietto e paraventi, con una visuale ed una ambientazione in pieno stile cyber-virtuale. Forse l'idea era quella di presentare ai giovani d'oggi l'arte teatrale dell'opera come un "mondo" più vicino a loro? Oppure creare il passaggio ideale fra un libro di racconti ormai inpolverato ad una più lucente Playstation? O ancora, forse l'unico messaggio voleva essere ragionando raffinatamente di pensiero:Oggi il giappone è questo e racconterebbe così questa storia? Quello che un melomane si chiede probabilmente invece è soltanto questo:Ce ne era davvero bisogno? Fortunatamente, la musica rimane quella eterna ed immutabile nel tempo del grande Giacomo...
Nonostante il vestito preso direttamente da Guerre Stellari nel primo atto e quelli miracolosamente meno "vistosi" degli atti successivi, Daniela Dessì rimane la grande Cio-Cio-San di sempre: precisa sino al maniacale in ogni piccola sfumatura del suo fraseggio e dotata di una pulizia vocale e di una freschezza di canto senza eguali, passa dal registro acuto a quello grave con una facilità tale che non può che incantare e rapire il fortunato ascoltatore presente. L'attesa aria "Un bel di vedremo" e l'aria finale "Tu tu tu piccolo iddio" sono solo piccole grandi perle incastonate in una performance di estremo altissimo livello. Essa è oltremodo affascinante nelle movenze in scena: sembra infatti aver assimilato in pieno e nel senso questa Cyber-Butterfly, senza però mai snaturarne l'anima ed i suoi contenuti.
Fabio Armiliato ci presenta un Pinkerton gioco forza diverso dai suoi precedenti successi nel ruolo ma con lo stesso entusiasmante risultato. Vocalmente impeccabile per tecnica e coloritura del suono, la sua bellissima timbratura ben si sposa con questo personaggio dove riesce ad imprimere sia tutta la spavalderia dell'inizio opera che lo cotraddistingue sia la drammaticità del suo canto nella parte finale di essa quando nella sua 'interpretazione di "addio fiorito asil" riesce a far risplendere tutta la sua classe a dispetto di un costume a corazza che mal si addiceva a cotanta grazia canora.
Brava e duttile la Suzuki di Nataša Jović-Trivić. Non sempre gradevole nella sua emissione vocale è comunque precisa e scenicamente adatta al ruolo richiesto.
Sharpless era Vladimir Andrić. La sua voce mal proiettata e spoggiata spesso stona sensibilmente. E pensare che questo ruolo non si può dire certo che presenti traiettorie vocali impervie... Meglio vocalmente ma non entusiamanti Darko Đorđević, Predrag Milanović e Nebojša Babić, rispettivamente Goro, Yamdori e il Commissario Imperiale.
L'orchestra del teatro dotata di ben pochi ma validi elementi,è stata ben diretta da Željka Milanović la quale ha avuto il pregio di trovare il giusto equilibrio in termini di volume del suono e di tempi imposti.
Una intensa pioggia di applausi ed ovazioni accompagnano l’uscita dei due protagonisti principali che meglio non potevano dare ed attribuire un vero senso compiuto a questa improbabile Butterfly.
I vertici del Teatro Madlenianum (particolare singolare,il teatro è gestito da una società privata) mai come questa volta dicono, hanno benedetto la presenza artistica di Daniela Dessì e Fabio Armiliato che davvero hanno dato lustro e significato speciale a questa apertura di stagione con una serata di Gala d’altri tempi."
5 ottobre 2009
Belgrado, Madlenianum
MADAMA BUTTERFLY
personaggi principale ed interpreti:
CIO-CIO-SAN: Daniela Dessì
PINKERTON: Fabio Armiliato
SUZUKI: Nataša Jović-Trivić
SHARPLESS: Vladimir Andrić
direzione: Željka Milanović
regia: Dejan Miladinović
venerdì 23 ottobre 2009
martedì 20 ottobre 2009
Intervista a Daniela Dessì! (dal blog Qui la Voce)
In vista del suo debutto europeo nella Traviata di Zeffirelli all'Opera di Roma abbiamo incontrato Daniela Dessì, uno dei più grandi soprani italiani attualmente in attività. I suoi esordi, il suo repertorio, riflessioni su musica, teatro, media, i ricordi alla Scala, quelli d'oltreoceano, i progetti futuri... Ecco cosa ha raccontato in esclusiva per Qui la Voce:
Daniela Dessì si rivela al mondo dell’opera vincendo il concorso internazionale della RAI nel 1980, il primo di numerosi riconoscimenti che arriveranno nella sua carriera. Un ricordo di quel momento e del successivo debutto teatrale.
Proprio ieri sera leggevo un libro su Maria Callas, un'artista ma anche una donna su cui è stato detto tanto e forse troppo, e il racconto dei suoi primi anni mi ha riportata ai miei inizi. L'inizio è simile per tutti, si ha voglia di fare e di divenire qualcuno, di dire la propria parola in questo mondo teatrale. Nel mio caso ricordo molto bene che una sera, quando avevo sedici anni, a Brescia davanti ad un cartellone del teatro dissi a un’ amica che era con me: "io voglio assolutamente diventare una grande cantante lirica". Ho studiato tanto per realizzare il mio sogno; in questo campo non bisogna mai farci prendere dalla fretta. Vincere i concorsi è molto importante perchè aprono le porte dei teatri, anche se oggi tanti giovani bruciano le tappe troppo in fretta. Grazie a quel concorso Rai ebbi la possibilità di conoscere il Maestro Herbert von Karajan e di lavorare con lui, e fu un'esperienza meravigliosa.
Da quel 1980 sono passati quasi 30 anni; in questo periodo abbiamo visto spaziare il suo repertorio in varie direzioni. All’inizio è stata impegnata anche in produzioni di titoli settecenteschi, poi via via è arrivata fino a Verdi, Puccini e la giovane scuola. Come ha fatto ad affrontare ruoli così diversi? La tecnica è davvero una sola?
Ho iniziato a cantare quando ero ancora molto giovane, a diciotto anni e per una ragazza di quell'età pensare ad un repertorio di melodramma puro (Verdi, Bellini, Puccini) sarebbe stato folle. E' un omicidio vocale affrontare quel tipo di repertorio con una voce ancora giovane e quindi non ancora allenata per quei ruoli. All'inizio, volente o nolente, ho dovuto pensare a fare cose più semplici che mi hanno però arricchito in esperienza musicale, anche perchè realizzate in contesti prestigiosi. Nel tempo ho potuto usufruire dell'aiuto che mi hanno dato queste opere del Settecento. Quando la voce matura, e questo può avvenire solo con la tecnica (che è la base di tutto) e lo studio, si possono affrontare i grandi personaggi del repertorio. Con la tecnica si arriva ad avere anche sicurezza come attori, perchè se abbiamo preoccupazioni o difficoltà sul piano vocale non si è liberi di recitare e cantare bene. La base tecnica è una sola, poi chiaramente bisogna passarla attraverso la propria personalità e quindi possono variare alcuni aspetti.
Oltre a Verdi e Puccini, al settecento e al novecento, anche il belcanto nel suo repertorio, da Rossini a Bellini, alle regine donizettiane. Quali sono le difficoltà nell’eseguire questo tipo di repertorio e nel confrontarsi con la scrittura impervia che i compositori riservarono alla Pasta, alla Ronzi e alle altre grandi dive del passato?
Direi che oggi affrontare ruoli simili è una vera scommessa. Sono estremamente impervi rispetto forse ad anni fa in cui si potevano affrontare meglio per un’altezza diversa del diapason. Vanno affrontati con coraggio ed un pizzico di presunzione, bisogna sfidare la musica e la partitura, superare queste sfide ci aiuta a gestire anche l’aspetto visivo ed auditivo. La preparazione vocale di queste opere in particolare deve essere fatta con uno studio tecnico rigoroso perché le note vanno messe a punto una per una.
Parlando invece dei cantanti del passato più recente, quali sono quelli che l'hanno colpita di più e perchè?
Conoscere il passato e i suoi cantanti è un bagaglio molto importante per un artista di ora, è come studiare la storia. Ci sono stati per me tanti modelli da seguire anche per prendere da ognuno un piccolo segreto. Tra i soprani amo Rosa Ponselle che è stata una delle più grandi cantanti di tutti i tempi, amo Maria Callas per lo spirito di innovazione vocale e teatrale che aveva, e poi potrei citare la Tebaldi o la Scotto. Ammiro comunque sempre chi è bravo e si sa distinguere e questo vale per il passato così come per il presente.
Daniela Dessì ha avuto il privilegio di cantare diretta dalle più grandi bacchette. Sappiamo che il direttore d’orchestra ha un ruolo fondamentale nella preparazione di uno spettacolo. Quali sono i direttori che le hanno dato di più in termini sia musicali che umani?
Non sempre la musicalità si sposa con l’umanità, però quando si fa musica una delle cose belle è che si è uniti da questo filo invisibile che è la musica stessa e tutti parliamo la solita lingua. Non potrei citare un direttore o due o tre, perché ognuno mi ha dato qualcosa, da Karajan ad Abbado a Muti, Kleiber o Sinopoli. Per me è stata una grande scuola poter seguire i consigli di così grandi direttori, è stato importantissimo perché mi hanno sempre dato la sicurezza per tirare fuori le mie possibilità e confrontare le mie idee con le loro. Dico volentieri che ho COLLABORATO con loro più che lavorato, perché lo spettacolo si fa tutti insieme ed ognuno ha una parte che è fondamentale. Da giovane è importante incontrare figure così significative e da grande posso dire che quelle collaborazioni hanno costituito momenti di grande confronto musicale.
Grandi bacchette e grandi teatri: tra tutti il Teatro alla Scala, considerato il massimo teatro lirico italiano e uno dei più grandi al mondo, nel quale ha cantato più volte trionfando davanti a quello che viene considerato il pubblico più esigente. Cosa rappresenta per lei la Scala? E cosa rappresenta oggi in generale?
Amo molto la Scala, è indubbiamente il tempio della lirica. Il pubblico è sincero e diretto e ti da sicurezza. Purtroppo oggi rappresenta per i giovani cantanti un punto di partenza quando invece secondo me dovrebbe rappresentare un punto di arrivo come era anni fa, è stato un errore degli ultimi anni questo, ma spero che si capirà. Avere dei trionfi alla Scala ti riempie di gioia e di forza per andare avanti nel tuo mestiere…e poi…è il teatro di Verdi…
A proposito di Verdi e della Scala, guardando ed ascoltando l’ultima inaugurazione scaligera col Don Carlo, a noi è venuto subito in mente il suo famoso Don Carlo alla Scala col maestro Pavarotti (debuttante nel ruolo dell’infante), Riccardo Muti e la regia di Franco Zeffirelli. Pavarotti stesso rinnegherà la propria interpretazione, noi riascoltando alla luce di questi anni, diciamo che fu un grandissimo allestimento e grandissime furono le interpretazioni dei protagonisti. Un ricordo di quell’evento e del maestro Pavarotti.
Ti dico subito che quella produzione l’ho sempre difesa perché l’ho apprezzata molto, l’abbiamo voluta tutti e abbiamo lavorato tanto per realizzarla. In molti hanno disprezzato quello spettacolo, tanto rumore poi in particolare per una nota strozzata di Luciano contro cui era stata organizzata una vera e propria battaglia. Ricordo con molta precisione le parole che mi disse mio padre in quell’occasione:”vedrai che tra tanti anni potrai dire, io a quel Don Carlo c’ero”, colse pienamente nel segno. Per Luciano questo è stato un grande cruccio per molti anni, ho trovato irriverente fargli un torto così grande e anche se è ovvio che il teatro è fatto anche di queste cose lui non doveva assolutamente aspettarsi niente del genere, poi per una nota soltanto. Ad alcuni cantanti si perdonano cose ben peggiori. E’ stato un tenore veramente meraviglioso.
Qual’è la sua concezione registica di uno spettacolo? sappiamo e vediamo che molti registi oggi tendono a prendersi troppe libertà nell’opera, spesso andando in direzione completamente contraria alle volontà degli autori dell’opera stessa.
Hai detto bene. Io credo che la produzione debba essere rispettosa per la voce e per la musica. Bisogna che il cantante, già sottoposto allo stress vocale debba riuscire a muoversi e cantare liberamente. Per me la classe, il gusto e l’equilibrio sono cose fondamentali per l’allestimento di uno spettacolo.
L'aspetto scenico nell'opera, come già sottolineato, è fondamentale, e Daniela Dessì è una grande cantante-attrice, come ha più volte dimostrato. Com’è cambiato negli anni il suo rapporto tra canto e recitazione? Quale preparazione c’è dietro? come si può governare l’emozione in scena?
Sicuramente qualcosa è cambiato perché l’esperienza teatrale migliora anche l’equilibrio tra resa vocale e resa scenica. Per recitare bene bisogna avere certamente una sicurezza vocale grande, i problemi fisici e quindi vocali ostacolano la buona riuscita della recitazione. Fin dall’inizio della mia carriera sono sempre entrata nel personaggio, dicendomi:se fossi lei cosa farei? Bisogna capire lo stato d’animo del personaggio, che cambia del tempo. A seconda di come mi sento chiaramente ogni sera l’interpretazione sarà diversa nelle piccole sfaccettature. Purtroppo non ci sono trucchi per governare l’emozione, si deve riuscire a limitare l’azione dell’immedesimazione sul nostro stato d’animo; quando entro in scena e mi succede di essere ansiosa mi dico sempre:”se ora hai paura, ricordati che la paura frega e otterrai un risultato negativo”. Quando vado davanti al pubblico penso che questo sia li per darmi carica e non per togliermela, entrare nel personaggio è molto importante appunto anche per eliminare l’ansia.
Cosa significa lavorare al fianco della persona che le è accanto anche nella vita (Fabio Armiliato)? è più difficile o più facile che cantare con altri colleghi?
Ovviamente è più facile, è chiaro che tutto si semplifica perché c’è un modo diverso di capirsi e quindi di agire di conseguenza, basta uno sguardo per comunicare qualcosa e quindi si risolvono tante problematiche. C’è però anche uno stress maggiore per l’altro da parte di entrambi ed in questo senso è più difficile che cantare con altri colleghi.
A proposito di emozioni, personalmente ho un ricordo molto emozionante della Madama Butterfly del centenario a Torre del Lago nel 2004. Che legame ha con questo personaggio e che emozione ha provato nel cantarlo a Nagasaki?
Ho un rapporto straordinario col personaggio di Butterfly, anche perché l’ho cantata in tutti i più grandi teatri dal Metropolitan a Madrid alla Scala, quindi diciamo che è un’opera che più di altre mi ha portata in giro. Per Cio Cio San ho davvero un affetto particolare, attraverso lo studio del personaggio ho potuto capire le usanze e i modi di pensare delle donne giapponesi, un popolo dotato di grande sensibilità e che apprezzo moltissimo. Sono stata la prima occidentale a cantare Butterfly a Nagasaki ed in Giappone, ed anche questo è stato molto importante. Poi devo dire che quest’opera è stata sempre boicottata, soprattutto agli inizi, e per amore verso Puccini che ci teneva tanto amo forse ancora di più Butterfly.
Rimaniamo in tema di personaggi ai quali è legata; mi piacerebbe sapere alcuni ruoli che rappresentano su tutti la sua personalità artistica e i carattere psicologici che in essi sente più vicini ai suoi.
E’ una domanda molto difficile questa perché non è facile scindere la musica dai personaggi. Però potrei dire per esempio TOSCA, prima di tutto perché penso che più vicina di Tosca ad una cantante lirica non ci sia nulla, Tosca è una cantante lirica, poi per la sua forza, la passionalità ma anche la fragilità della donna, insomma racchiude alcuni tratti che ritrovo anche in me molto forti. Adoro NORMA che è un personaggio a tutto tondo, fortissimo e allo stesso tempo dolce, di MANON LESCAUT invece mi piace cogliere gli entusiasmi giovanili e le superficialità di un’età ingenua che poi sfociano nel drammatico finale, questo lo trovo molto interessante. Un legame particolare, come ti ho già detto prima, è quello che ho con CIO CIO SAN che se è molto lontana da me perché appartenente a tradizioni diverse mi da molte emozioni, principalmente perché è una mamma e io sento molto forte questo ruolo nella mia vita. E poi direi ancora AIDA di cui mi affascina la forza che sprigiona pur essendo una principessa ridotta in catene ed infine FRANCESCA DA RIMINI un ruolo sensuale e dolcissimo, affascinante la sua storia ma di grande difficoltà vocale e interpretativa.
Norma in particolare è un'opera che ha debuttato di recente e che le ha regalato un grandissimo successo; può raccontarmi brevemente come si prepara e in quanto tempo una parte così impegnativa?
Norma l'ho preparata teatralmente in una sola settimana, perchè nonostante avessi voluto riservare più tempo alla realizzazione scenica i miei impegni non me lo hanno permesso. Dal punto di vista psicologico e musicale ho avuto modo di prepararla mentalmente fin da ragazzina, è stata un'opera che ho sempre amato tanto. Era matura dentro di me. Prima di prepararla con lo spartito nei dettagli musicali e vocali avevo già una conoscenza completa del ruolo.
Tra i suoi imminenti impegni invece c’è una Traviata con Zeffirelli all’Opera di Roma. Ci parli un po’ del lavoro dietro a questo personaggio e del lavoro con uno dei più grandi registi italiani.
La Traviata l’ ho già cantata qualche anno fa in Giappone, è ruolo meraviglioso per me, e sarà a Roma il debutto europeo. E’ un personaggio che conosco da tanto tempo, perché come per Norma è una delle prime opere che si ascoltano e Violetta ha avuto una lunga maturazione dentro di me da quando sono molto giovane. E’ ricchissima emotivamente e come personaggio teatrale. Vorrei dire però questo: che sono una Traviata un po’ “all’antica”, nel senso che la risolverò con la mia voce da lirico spinto come facevano Renata Tebaldi o Virginia Zeani. Spesso è stata ed è affidata a soprani leggeri che risolvono il primo atto ma poi hanno difficoltà negli altri due proprio perché la scrittura di verdi cambia col cambiare del personaggio. La mia Traviata mirerà alla drammaticità. Con Zeffirelli non ho ancora lavorato su Violetta, ma ne parleremo poi…
Sappiamo tante cose sul teatro d’opera passato, ma oggi cosa significa essere una cantante di primo livello e come si vive nel mondo operistico?
Il teatro è sicuramente cambiato molto con il passare del tempo ed il conseguente avvento dei media ed oggi è un luogo per i soli amanti della musica; l'opera non è più un genere musicale radicato nella cultura anche di tipo domestico come era anni fa. Di conseguenza è ovviamente diversa la situazione dei divi dell'opera rispetto a cinquanta o sessanta anni fa, quando i cantanti divenivano star in ogni senso. Oggi sicuramente dobbiamo lavorare di più per affermarci rispetto a quanto facessero in passato. Per me è stato sempre il più grande desiderio cantare e fare parte di questo mondo da protagonista. Non so come avrei affrontato il teatro se avessi cantato in quell'epoca, ma oggi lo amo davvero molto.
Parlando appunto dei media, oltre che a teatro, la vediamo anche in tv sia nei suoi panni che in quelli delle eroine che incarna (ricordiamo di recente i telecast di Norma e Francesca da Rimini andati in onda proprio sulla Rai) Il suo rapporto con i media, specialmente con la tv, e più in generale qualche riflessione sul rapporto tra opera lirica e mezzi di comunicazione di massa.
Io considero molto importanti i media per la divulgazione, anche dell’opera lirica, se fatta però con cognizione di causa. Non mi metterei mai a frequentare programmi non utili alla diffusione dell’opera in Italia o all’estero. Però a volte mi piace anche divertirmi in modo intelligente come è accaduto a Sanremo quest’anno, mi piaceva l’idea di collaborare con Francesco Renga e mi piaceva la canzone dedicata ai grandi tenori del passato, portare l’opera a Sanremo che è una grandissima vetrina internazionale è un modo per riproporla anche ad un pubblico diverso. Cerco di far capire anche ai media più leggeri, come i rotocalchi, quando rilascio interviste o fanno servizi su di me che il cantante lirico non è, come in tanti purtroppo pensano, una mummia, una persona che non si stacca dal proprio mondo, ma che è una donna o un uomo normale. Cerco di essere presente in tv quando posso parlare di opera, non sono presenzialista e non cerco in tv un’autocelebrazione, che è un fattore negativo. Essendo presente a volte in alcuni programmi spero di trovare nuove persone che si appassionino al teatro operistico.
Sempre in tema di "comunicazione", Daniela Dessì è anche quotatissima insegnante. Cosa rappresenta per lei l’insegnamento e quali principi generali cerca di trasmettere ai suoi allievi? Ci sono voci interessanti oggi?
Per me l’insegnamento è meraviglioso, è una straordinaria possibilità per poter trasmettere quel poco o quel tanto che ho imparato nella mia carriera. Mi sono resa conto ultimamente che il problema più grande è l’insicurezza, le scuole di canto in Italia sono davvero troppo poche. Vorrei trovare una persona cui poter dare tutto quello che ho imparato, che un giorno qualcuno cantasse come canto io e portasse avanti quello che ho iniziato. Le voci ci sono oggi e c’è anche una buona volontà di imparare, è che vengono gestite male, perché si canta, e si lascia cantare, tutto e subito. Questo è l’errore più grande perché porta a rovinare una voce e una carriera.
Un grazie a Daniela Dessì da Qui la Voce, con la speranza di ritrovarla presto quì come a teatro.
Qui la Voce, 17 ottobre 2009
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MUSICA: applausi per coppia Dessì-Armiliato in "Tosca" alla Staatsoper di Vienna
ANSA - VIENNA, 19 OTT - Grandi applausi alla recita di Tosca alla Staatsoper a Vienna con star tutte italiane, Daniela Dessì e Fabio Armiliato, e un direttore donna sul podio dei Wiener Philharmoniker, la canadese Keri-Lynn Wilson. Giunta alla 529esima recita, questa Tosca - una produzione storica, oggi molto datata, della scomparsa Margarethe Wallmann risalente agli anni '50 nell'era di Herbert von Karajan - era affidata ieri alla rinomata coppia di cantanti italiani, coppia nell'arte e nella vita Dessì-Armiliato,molto popolari a Vienna. Convincente anche la conduzione della Wilson, giovane e bella canadese moglie nella vita di Peter Gelb,sovrintendente della Metropolitan Opera a New York, che ha accompagnato con tensione drammatica e vigore la travolgente musica di Giacomo Puccini. Superba l'interpretazione della Dessì, che nei panni di Tosca ha dominato l'azione scenica. In forma eccellente anche Armiliato (Cavaradossi), degno partner anche sulla scena della cantante. Il basso baritono lettone Engils Silins era Scarpia. Boati a scena aperta nelle arie più famose (Vissi d'arte vissi d'amore... E lucevan le stelle... O dolci mani...) e delirio di applausi alla fine con parecchi occhi rossi in sala dopo la fine tragica deidue amanti.
Flaminia Bussotti: ANSA - Vienna
lunedì 19 ottobre 2009
"Buon compleanno, Maestro" (recensione da Operaclick.com)
"Dolce notte, quante stelle. In questo verso di pucciniana memoria si riassume l’esito del grande concerto di beneficenza organizzato dalla Fondazione Luciano Pavarotti al Teatro Comunale di Bologna in occasione del 74° compleanno del celebre tenore. Il pubblico partecipa numeroso e la sala del Bibbiena si riempie in ogni ordine di posti. Gli spettatori accorrono al richiamo del nome dell’artista e, oltre ad omaggiarne la figura con la propria presenza, contribuiscono alla causa dell’ANT, Associazione Nazionale Tumori, cui l’intero incasso della serata è devoluto. Abbiamo la sensazione che non si tratti però dell’abituale pubblico bolognese, ma di una platea più variamente composta, comprensiva di neofiti, di appassionati venuti da lontano e di tenaci ammiratori di qualche specifica personalità musicale chiamata ad esibirsi nel corso della manifestazione. Sul palco infatti una schiera di fulgidi astri della lirica si raccolgono intorno alla memoria del compianto collega-amico. Non accade spesso di assistere ad un evento musicale così ricco di presenze di spicco. La rosa dei solisti è davvero sorprendente e comprende i nomi di Fabio Armiliato, Fiorenza Cedolins, Carlo Colombara, Daniela Dessì, Marcello Giordani, Andrea Griminelli e Raina Kabaivanska, accompagnati dall’Orchestra Arteatro del Teatro Sociale di Mantova, guidata dal M° Fabrizio Maria Carminati. Lo sviluppo della serata è abilmente concertato da un brillante Lucio Dalla che, in veste di presentatore, condisce l’atmosfera con l’elegante ironia di chi ha intimamente conosciuto ed ammirato Luciano Pavarotti. I numerosi aneddoti di vita raccontati, i videomontaggi commemorativi proiettati sul grande schermo e la voce stessa di “Big Luciano” diffusa in sala hanno contribuito a rievocare la figura semplice ed al contempo incisiva di un uomo che ha fatto la storia della musica.
A completamento della prestigiosa rosa di presenze femminili si fronteggiano, forse per la prima volta sullo stesso palcoscenico, due tra i più celebri soprani della scena lirica odierna: Fiorenza Cedolins e Daniela Dessì.
Daniela Dessì si fa attendere e, stravolgendo l’ordine del programma di sala, non compare in scena che nella seconda parte del concerto. Tuttavia l’affetto che il pubblico bolognese le riserva è grande e sincero, tanto che al termine di una delle romanze eseguite un grido levatosi dalla platea prorompe con ammirazione: “E’ così che si canta!”. E l’applauso abbondantemente fragoroso appena terminato viene subito replicato. In verità appare un poco sbrigativo l’approccio a “Vissi d’arte”, forse penalizzato dalla scelta di una ritmica non particolarmente funzionale all’esaltazione del fraseggio, e la voce, pur distinguendosi per volume e proiezione, incorre talvolta in qualche forzatura nel registro acuto. Ma in “Pace, pace, mio Dio” l’artista raggiunge un livello d’espressività perfettamente compiuto, arricchito da un carisma interpretativo particolare e da una buona disinvoltura nella gestione della massa vocale, sempre preziosa ed abbondante, assolutamente in grado di riempire la sala.
Non è da meno la partecipazione maschile, che vede in Fabio Armiliato uno dei protagonisti più brillanti della serata. Il tenore propone dapprima una convenzionale interpretazione di “E lucean le stelle”, ma convince del tutto in “Un dì all’azzurro spazio”, dove ha modo di cimentarsi in un approccio più autenticamente drammatico e penetrante, costruito su di un canto sfogato di gusto eroico che molto si addice alle caratteristiche vocali dell’interprete e conferisce una vibrante passione all’interpretazione."
Filippo Tadolini, Operaclick.com
12 ottobre 2009
Teatro Comunale di Bologna
Buon compleanno, Maestro
Fabio Armiliato, Fiorenza Cedolins, Carlo Colombara, Daniela Dessì, Marcello Giordani, Andrea Griminelli, Raina Kabaivanska
Orchestra del Teatro Sociale di Mantova; Fabrizio Maria Carminati
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giovedì 8 ottobre 2009
"Emozione Armiliato-Dessì: a Jesi il trionfo del belcanto" (recensione da IL MESSAGGERO - Ancona)
"JESI - Un pubblico entusista, plaudente e festoso ("Siete meravigliosi!" ha detto la Dessì tra gli applausi finali) ha accolto giovedì sera il poderoso recital di Daniela Dessì e Fabio Armiliato che, impegnati in un programma lungo e complesso, hanno inaugurato la 42° Stagione Lirica del Teatro Pergolesi di Jesi. Alle prese con un programma non facile e ricco di pagine amatissime i due artisti hanno saputo galvanizzare e coinvolgere gli spettatore accorsi per l'occasione, prodighi di applausi e di ovazioni dopo ogni esecuzione. Daniela Dessì ha confermato le qualitù che ne fanno una delle primedonne più richieste del presente, grazie alla bellezza del timbro e al' intelligenza di un fraseggio sempre intelligente e curato: più ancora che nell'opulento Vissi d'arte da Tosca o nell'impegnato Pace, pace mio Dio dalla verdiana Forza del Destino (opera che, stando al gossip più accreditato, i due artisti interpreteranno la prossima estate allo Sferisterio di Macerata) la Dessì ha saputo entusiasmare con una Desdemona dell'Otello verdiano assolutamente incantevole per poesia d'accento e innocenza d'espressione. Dal canto suo Fabo Armiliato è sembrato partire un poco in sordina con l'aria di Licinio dalla Vestale di Spontini: la ragione è, forse, da ravvisare anche in una scrittura, quella spontiniana, molto strana, alquanto bassa e comunque difficile da eseguire in apertura di serata (nell'opera, difatti, la scena apre l'atto finale) ma anche nel suo caso si sono fatte valere le ragioni di un grande professionismo e di uno studio attento e incisivo. Molto bravo nel difficile Improvviso dal giordaniano Andrea Chénier, Armiliato ha anche consegnato al pubblico (che lo ha salutato con scroscianti applausi) una ragguardevolissima esecuzione del celebre Nessun dorma dalla Turandot, reso con ammirevole pulizia vocale e intrigante asciuttezza di fraseggio. Inutile dire che i due duetti previsti (il Finale I dell'Otello e il Finale dell'Andrea Chénier) hanno entusiasmato per la bella resa comlessiva e per l'evidente "affinità elettiva" dei due artisti. Ottima pure la prova della Form - Orchestra filarmonica marchigiana, davvero impegnatissima sotto la guida sicura di Marco Boemi, che ha avuto i suoi momenti di gloria in un'ampia scelta di celebri Sinfonie e Intermezzi. Ben quattro i bis finali: il Brindisi della Traviata verdiana, con tanto di applausi e timidi cori di pubblico, poi, con Boemi al pianoforte, O mio babbino caro per la Dessì, I'te vurria vasà per Armiliato e un omaggio a Gigli con un inedito duetto di Non ti scordar di me. La stagione jesina proseguirà dal 23 ottobre con La Traviata di Verdi; sarà poi la volta del rossiniano Barbiere di Siviglia (dal 12 novembre) e del dittico formato da La voix humaine di Poulenc e Pagliacci di Leoncavallo (dal 27 novembre). Info: 0731.206888"
G.Cesaretti, 03 ottobre 2009
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sabato 3 ottobre 2009
PREMIO OPERACLICK 2009 e PREMIO CITTA' DI VARESE 2009 a Daniela Dessì!
Carissimi amici,
mi sembra doveroso spendere due parole sulla prossima doppia premiazione di Daniela Dessì che ci vedrà direttamente coinvolti insieme agli Amici della Lirica “F.Tamagno” di Varese.
Dopo aver assegnato la prima edizione del Premio OperaClick a Marcelo Alvarez, non abbiamo avuto dubbi nel pensare a Daniela Dessì per la consegna dell’edizione 2009 del nostro premio.
I meriti artistici del soprano genovese sono tali per cui abbiamo unito con entusiamo le nostre forze a quelle degli Amici della Lirica “F.Tamagno” di Varese, in maniera da dare il maggiore rilievo possibile alla prossima premiazione. Del resto Daniela Dessì merita la massima ammirazione di tutti gli appassionati d’opera e merita di essere festeggiata come si deve.
Tutti voi conoscete la straordinaria parabola artistica del grande soprano genovese: dagli esordi con il barocco, Rossini, Mozart, passando per Bellini e Verdi sino a giungere al più schietto verismo. Sono ormai tanti anni che Daniela Dessì ci offre delle interpretazioni di alto livello, ma credo di poter affermare senza tema di smentita che in questi ultimi anni ci abbia fornito le sue prestazioni più interessanti: tecnicamente ineccepibili e interpretativamente sensibili, raggiungendo l’apice evidente di una grande maturità.
Abbiamo assistito a prestazioni di notevole spessore, anche in ruoli vocalmente ai limiti della sua natura – Fanciulla e Norma – eppure affrontati con grande intelligenza, mettendo la grande tecnica al servizio della propria voce, senza incorrere nell’errore di gonfiare i suoni innaturalmente o scimiottare alcune impossibili virago del passato. Ogni sua recita di Tosca è ormai un evento a cui i giovani devono cercare di partecipare per poter dire, un giorno: "io c’ero". Alcuni anni fa, al termine di una recita di Otello, sull’onda dell’emozione dissi: “Daniela Dessì è senza dubbio la più grande Desdemona del dopo Freni”, ed ora a freddo lo penso e lo ribadisco. Ma se dovessimo citare uno per uno i successi che Daniela costantemente raccoglie in tantissimi ruoli come Manon Lescaut, Maddalenza di Coigny, Adriana, Francesca, ecc. non finiremmo davvero più.
Va detto che Daniela Dessì una buona tecnica di emissione l’ha sempre avuta (al pari del timbro di voce splendido), ma avendo iniziato la carriera, ancor ragazzina, talvolta sembrava peccare un po’ in “grinta” o non sempre era evidente la zampata, cifra distintiva, dell’Artista con la A maiuscola; del resto anche i giovani più talentuosi, hanno bisogno di tempo per apprendere quello che, solo l’esperienza vissuta sul palcoscenico, è in grado di dare. Ma questo ragionamento giustifica parzialmente, a mio avviso, il ritardo con il quale solo quest’anno gli è stato conferito il Premio Abbiati; io ho avuto l’onore di far parte della giuria di questo prestigioso premio della critica nazionale e a maggior ragione sono contento che lo strepitoso debutto di Norma e i successi ottenuti nelle svariate recite di Tosca, effettuate da Daniela Dessì nel corso del 2008, abbiano colto nel segno mettendo d'accordo tutti.
E domenica 11 ottobre, presso l’Atahotel di Varese, anche OperaClick insieme agli Amici della Lirica “F.Tamagno” si ritroverà a festeggiare con assoluta convinzione, proprio la Grande Artista, matura, consapevole della propria originalità e forte di quelle caratteristiche che oggi la rendono immediatamente riconoscibile, come solo alle artiste che hanno fatto la storia dell’opera lirica, accade.
Editoriale di Danilo Boaretto (operaclick.com)
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